La termoformatura ha ispirato alcuni artisti per la creazione di opere che, metaforicamente, fermano il tempo conglobando oggetti.
Gino Sabatini Odoardi utilizza così la termoformatura sottovuoto per realizzare alcune sue opere spiegando che «L’esigenza è quella di ‘ibernare’ frames di vita quotidiana». Il sottovuoto ha questa grande proprietà di congelare issare, imprigionare un corpo mediante la sottrazione di una condizione vitale: l’aria; una sorta di “morte momentanea”.
Così descritta l’operazione sembra avere soprattutto valenze provocatoriamente anti vitalistiche, ma la questione è decisamente più carica di implicazioni estetiche, che assumono il valore simbolico di “eternità”. In questo senso la termoformatura ha a che fare con il fondamentale rapporto fra arte e vita, fra forma e contenuto.
Parlando quindi di forma e contenuto si rileva l’importanza non indifferente della cura progettuale, necessaria alla creazione di un prodotto affinchè metta in evidenza la plasticità delle forme rese interessanti dalla riduzione della spigolosità dei contorni e dalla ripetitività delle figure geometriche complesse in relazione con il contenuto.
Lo abbiamo vist0 nella mostra “Termoformature”, allestita nello spazio storico dell’Aula Colleoni dell’Accademia di Belle Arti di Roma dal 7 al 13 maggio 2019. In esposizione erano presenti sia una selezione dei lavori in pre-termoformatura di alcuni studenti partecipanti al Workshop “Arte e Industria in Dialogo” che un’opera inedita dell’artista; filo conduttore della mostra, il tema dell’accoglienza e dell’ospitalità: durante gli incontri del workshop, infatti, oltre ad essere trattato il procedimento tecnico per comprendere il processo di termoformatura, agli studenti era richiesto di individuare degli oggetti simbolici in grado di evocare il problema dell’immigrazione. Tutti gli studenti hanno realizzato i loro lavori coniugando il linguaggio tecnico della termoformatura con la ricerca teorica sull’argomento dell’accoglienza e dell’ospitalità.
Ellepack è sensibile a tutte le manifestazioni inerenti la tecnologia della termoformatura, anche quelle artistiche. Nei vassoi termoformati, anche se prodotti prettamente industriali e non da esposizione, la cura posta nella progettazione rende più funzionali e naturali i “movimenti di utilizzo”. Offrire soluzioni che abbiano tenuto conto di fattori come forma e contenuto creano contesti favorevoli e semplificati, in nome di una “nuova ergonomia collaborativa“ per uomini e robot in grado di massimizzare efficienza e sicurezza ed in sintonia con i sistemi di movimentazione dei prodotti nell’industria 4.0.